‘Alternative Dimensions’ NFT Collection - Vuoto di memoria

Breezy
Oct 14, 2022 2:30PM

Breezy sta curando la NFT-Collection 'Alternative Dimensions' per la piattaforma ArtTech V-Art e il Museo Nazionale Andrey Sheptytsky. Ogni settimana presenteremo uno dei capolavori del museo coinvolti nel progetto attraverso articoli dedicati ad approfondire il tema della conservazione della memoria e delle sue testimonianze storico-artistiche.

In questa vita siamo solo di passaggio. Brevi e fulgidi bagliori destinati a tramontare, corpi esposti all’inevitabile azione corrosiva del tempo. Nel ciclico alternarsi delle stagioni, siamo impronte sulla Terra: tracce più o meno visibili nel ricordo di chi ha condiviso parte del suo percorso con noi. In rari casi, una vita virtuosa viene ricordata per generazioni, la sua storia tramandata e il suo lascito diviene patrimonio dell’umanità. In casi ancora più eccezionali, anime di indescrivibile sensibilità e complessità, gli artisti, catturano le fragilità del proprio tempo o si addentrano nelle profondità di un futuro incerto. Gli artisti sfidano il tempo presente per proiettarsi nel futuro, spesso affidando se stessi a supporti materiali e tecniche artistiche meno persistenti delle loro idee. Eppure il nostro bisogno di sentirci parte di un disegno più ampio e non anime sole e accidentali, rende forte l’esigenza di preservare la memoria, in ogni sua manifestazione, cercando il confronto e il dialogo col passato.

Ci riconosciamo ancora nella storia dell’arte? Siamo capaci di sostenere uno sguardo e lasciarci guardare senza vergogna? E di tendere la mano verso ricordi quasi dimenticati? Siamo ancora in grado di abbracciare e lasciarci abbracciare? Abbiamo sufficiente rispetto della terra che calpestiamo e di tutte le sue impronte invisibili?

Olexander Arkhipenko ((1887-1964), Act, Sheptytsky National Museum

Ci sono momenti, sensazioni e persone che nella vita non dimenticheremo mai. “L’uomo è un animale sociale”, scriveva Aristotele, che per natura e sopravvivenza ricerca l’aggregazione con i suoi simili, ne osserva abitudini e comportamenti con approccio fisiognomico: lo studio dei caratteri fisici ed estetici è determinante per la scelta del partner e la sopravvivenza della specie.

Dai primi istanti di vita fissiamo dei punti di riferimento per orientarci nel mondo, creando un nucleo di ricordi, centro propulsore della nostra identità.

Tutte le nuove informazioni con cui entriamo in contatto attraverso i sensi vengono trasferite da un neurone all’altro creando delle sinapsi, la cui sopravvivenza è legata al processo di codificazione, ossia di rafforzamento e ripetizione di questa connessione. Il processo di formazione di un ricordo non è così diverso dalle dinamiche sociali, in cui la prosecuzione di un rapporto è frutto del desiderio delle parti di alimentarlo: nel momento in cui una cellula neuronale invia segnali ad un’altra, la sinapsi iniziale tra le due si rafforza e maggiore è l’intensità di questo scambio, più la connessione si rafforza. Solo un’informazione consolidata passa alla memoria a lungo termine, dove può rimanere per tutta la vita, immagazzinata in complessi schemi di cellule nervose, suscettibili di evolversi e modificarsi nel tempo. Il ricordo, difatti, è un archivio vibrante e dinamico, in costante aggiornamento, che subisce l’azione del tempo. Non a caso, spesso la mente è popolata da immagini poco nitide, offuscate o manipolate dall’esperienza. Il ricordo è presente, ma se ne perdono (o ridisegnano) i contorni.

Ecco che l’immagine di un corpo femminile dalla linea morbidamente sfumata, richiama in ognuno il ricordo di una persona cara, amata, un desiderio proibito, quel desiderio di sentirsi accolti, un momento di intimità. il profilo del corpo è chiaro, lo possiamo riconoscere, seppur non nitido, perché è parte del nostro bagaglio consolidato di conoscenza. La storia di questa figura appartiene all’intima coscienza del singolo, che può immaginarne le evoluzioni nel passato e nel futuro della propria storia. Alexander Archipenko, con questo disegno, ci consegna la memoria dei suoi anni a Parigi, quale presenza costante nei Salons des Indépendants tra il 1910 e il 1920, in cui condivide la fortuna artistica col gruppo cubista. Le sue sperimentazioni riguardano tanto la pittura quanto la scultura, il polimaterismo e la ricerca del movimento quale alternanza di volumi pieni e vuoti, corpi che si lasciano attraversare da aria e luce. Soluzioni che, ancora una volta, riportano alla mente immagini del passato, quali statuette raffiguranti le veneri del paleolitico (penso all’opulenza della Venere di Willendorf, 23.000-19.000 a.C.), dal fisico “steatopigo”, ossia con una forzata inclinazione lombare che accentua le naturali curve del corpo femminile.

La memoria (collettiva o individuale) si evolve e muta nel tempo, così come la coscienza artistica, destinata a perdurare per sempre.

Serena Nardoni, Storica dell'Arte e Editor

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